Mi ha commosso con i racconti contenuti nelle raccolte “Nelle terre di nessuno” e “A casa e ritorno” e mi ha turbato con “Country Dark”.
Ora Chris Offutt, considerato dalla critica come l’erede di Steinbeck e Faulkner, è tornato con “Le colline della morte” e mi ha fatto nuovamente innamorare.
Un crime appassionante, malinconico e romantico come il suo protagonista, Mick Hardin, che vive portandosi dentro le cicatrici della guerra combattuta in Medio Oriente, seguendo le leggi della natura, osservando gli animali del bosco e cercando una giustizia che non ha nessun fondamento scritto.
Trascorre le sue giornate nella vecchia capanna del nonno paterno, nei boschi degli Appalachi, in quel Kentucky di cui Offutt è grande conoscitore e che ci descrive minuziosamente, raccontandoci la quotidianità della gente di Morehead, che vive seguendo ancora codici antichi.
Un libro per me imperdibile e se un giorno vi verrà voglia di andare nel Kentucky di Offutt ricordatevi di portare sempre con voi o una scorta di gomme nuove, o benzina a sufficienza o una copia della Bibbia perché “sono tutte cose che ti portano dove devi andare”.
“Le colline della morte”, di Chris Offutt, traduzione di Roberto Serrai, @minimumfax