Siamo a Money, in Mississippi. Due uomini del posto vengono trovati morti, a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, uccisi in modo brutale e violento. Vicino a loro c’è il cadavere di un ragazzo di colore che sembra essere morto da molto tempo e che riappare sulla scena del delitto dopo essere scomparso dall’ufficio del coroner. Ma ciò che più turba gli agenti chiamati a indagare e gli abitanti del posto è che questo cadavere sembra proprio quello di Emmett Till, un ragazzino ucciso nel 1955 per motivi razziali. Ritorna in libreria un autore che ci piace molto, Percival Everett, considerato tra gli scrittori americani più importanti. E ritorna con una lettura caratterizzata da dialoghi straordinari, serrati, veloci e brillanti, spassosi, divertenti e ironici. Così come i protagonisti della storia, in particolare gli agenti speciali Ed Morgan e Jim Davis. Sembra quasi di essere nel mezzo di un film di Tarantino. Ma attenzione a non lasciarvi ingannare. Anche se in alcuni momenti sarà impossibile trattenere le risate, in realtà “Gli alberi” di Everett è una lettura potente e inquietante, che ci fa riflettere parecchio sull’America di oggi e sul razzismo che ancora permea certi ambienti della società americana. Basti pensare che gli alberi del titolo sono quelli a cui venivano appese le vittime dei linciaggi e quelli genealogici, che legano gli uomini alle atrocità di un passato non poi così lontano.
“Gli alberi”, di Percival Everett, traduzione di Andrea Silvestri, La Nave di Teseo.